giovedì 5 dicembre 2013

Medicine alternative e religione

Il legame tra medicine alternative e religione è evidente quando tali pratiche mediche presuppongono un atto di fede, ossia la convinzione che tali cure siano efficaci sempre e comunque. Medicine alternative e religione si basano, infatti, su verità rivelate, su dogmi incontrovertibili e immutabili, su rituali fissi, regole prescrittive e spiegazioni non razionali dei fenomeni. Le medicine alternative, sia orientali che occidentali, non utilizzano un metodo scientifico e, come le sette religiose, tendono a veicolare l’idea secondo la quale i seguaci di questa o quella pratica medica alternativa costituirebbero un’elite culturale di “illuminati”, che, attraverso riti e terapie di gruppo, possono raggiungere uno stato di armonia spirituale.

Preciso che quando parlo di medicine alternative, non mi riferisco a quelle complementari, che si basano comunque su una diagnosi medica tradizionale, integrandola poi con altre valutazioni. Se, ad esempio, assumiamo un farmaco di origine vegetale, se ci curiamo utilizzando i principi attivi delle erbe officinali, cambia il prodotto che assumiamo, ma non il metodo (che è pur sempre un metodo scientifico, secondo il quale l’estratto vegetale viene testato in laboratorio prima di essere commercializzato). Le proprietà delle erbe officinali sono infatti note da tempo e continuano ad essere oggetto di studi e ricerche scientifiche.

Fermo restando che la condizione di benessere debba essere definita in senso olistico, in quanto la sfera fisica non può e non deve essere separata da quella psicologico-emozionale, medicine alternative quali quella tradizionale cinese o quella ayurvedica a tutt’oggi non hanno dato alcun apporto significativo alla scienza medica occidentale, risolvendo gravi patologie. Esse riguardano piuttosto la ricerca di un equilibrio psicologico-spirituale, di uno stile di vita naturale in armonia con l’universo, il che di certo favorisce uno stato di salute e benessere fisico, ma ciò non prova scientificamente l’efficacia di tali pratiche alternative in sostituzione di quelle della medicina convenzionale. Le tecniche che hanno come scopo il raggiungimento di una condizione di relax psico-fisico e uno stile di vita naturale attengono in realtà alla sfera della prevenzione, non a quella della medicina allopatica, il cui scopo è specificamente quello di curare patologie.

Quando mi si chiede se sono religiosa, prima di rispondere effettuo sempre questa distinzione: se per religione si intende quella cristiana cattolica o quella islamica, allora di certo devo professarmi atea. La scienza non è un atto di fede e non lo presuppone: essa si basa sul metodo sperimentale, su dati di fatto che sono il risultato di studi, ricerche ed esperimenti di laboratorio, ma che non hanno la pretesa di essere validi in ogni caso e per sempre. Essi sono infatti validi fino a prova contraria e lo sono nella misura in cui tali esperimenti abbiano dimostrato l’efficacia di questo o quel ritrovato, con le dovute eccezioni, casi di insuccesso terapeutico e relativi effetti collaterali. Se invece per religione si intende il rispetto religioso dell’ambiente, l’equilibrio con la natura, l’armonia mente-corpo-spirito, la reductio ad unum con l’universo, allora di certo e con orgoglio posso definirmi estremamente religiosa. Piuttosto che pregare un deus ex machina che scenda a risolvere i miei problemi o quelli del mondo, preferisco impegnarmi quotidianamente mettendo in pratica ed insegnando il significato del concetto di responsabilità, consapevolezza e sacrificio nel rispetto di sé, dell’ambiente e della natura.

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