giovedì 5 dicembre 2013

Le proprietà anticancro di fragole e caffè: lo testimoniano due articoli pubblicati su Natural Society*



“Le fragole uccidono il 69% delle cellule del cancro al seno e prolungano la vita. Questo nuovo studio ha mostrato che l’estratto di fragola ha inibito la proliferazione delle cellule del cancro al seno dell’84% e quelle della leucemia del 90% dopo 72 ore. In parte responsabile di questo risultato è stata l’eliminazione delle cellule cancerogene (69% delle cellule del cancro al seno e 63% di quelle della leucemia). Molto più impressionante è stato come l’estratto di fragola abbia prolungato la sopravvivenza nei topi: i topi col cancro al seno non trattati erano tutti morti dopo 40 giorni, ma, se trattati con le fragole, il 70% era ancora vivo dopo 40 giorni e il 30% dopo 300 giorni. Può tutto ciò tradursi in reali benefici anche per le persone? Assolutamente sì. Un recente studio americano ha mostrato che per ogni due porzioni di frutti di bosco assunte settimanalmente, le donne hanno visto il 28% di regressione nel rischio di cancro al seno. Una porzione = 80 gr. di frutti di bosco, e in questo caso i frutti di bosco includevano sia mirtilli che fragole. Morale: mangiate frutti di bosco in quantità durante tutto l’anno – 80 gr di fragole hanno solo 26 calorie e meno di 4 gr di zucchero!”

*per l’articolo originale in inglese pubblicato su Natural Society cliccate qui.



“Se vi piace godervi una tazza di caffè a prima mattina, potreste andare incontro a un rischio minore di contrarre cancro al fegato rispetto a chi non lo beve. Se ne bevete un paio al mattino, potreste ridurre tale rischio ancora di più. Secondo questa nuova ricerca il consumo quotidiano di caffè potrebbe diminuire del 40% il rischio di cancro al fegato. Secondo la nuova ricerca pubblicata su Clinical Gastroenterology and Hepatology:La nostra ricerca conferma le precedenti teorie che il caffè faccia bene alla salute e in particolare al fegato – ha affermato il dott. Carlo La Vecchia, autore dello studio. – L’effetto positivo del caffè sul cancro al fegato potrebbe essere dovuto alla provata prevenzione del diabete operata dal caffè, o ai suoi benefici effetti sulla cirrosi e gli enzimi del fegato – I ricercatori hanno effettuato un’analisi comparata degli studi pubblicati tra il 1996 e il 2012. E’ stato utilizzato un totale di 16 studi di alta qualità che ha coinvolto 3153 casi. Ciò che hanno scoperto è che il consumo quotidiano di caffè diminuisce il rischio di cancro di un buon 40%. Bere tre tazze di caffè ogni giorno ha un effetto ancora migliore, in quanto riduce il rischio di cancro al fegato di più del 50%. Sebbene la ricerca non definisca una causa precisa e un’effettiva relazione tra il consumo di caffè e il rischio di cancro al fegato, il legame non può essere ignorato. Inoltre, è noto che il caffè riduce il rischio di contrarre diabete, e dato che il diabete è un ben noto fattore di rischio di cancro al fegato, la fumante bevanda mattutina potrebbe avere molteplici e relativi benefici effetti sulla salute. All’inizio di quest’anno, uno studio giapponese ha scoperto che bere caffè o tè giornalmente può ridurre il rischio di ictus di circa il 20%. Il dato viene fuori da studi condotti su circa 83.000 individui tra i 45  i 74 anni. I benefici del caffè sono molteplici; gli studi infatti connettono l’assunzione di caffè con i seguenti effetti positivi:

  • Protezione contro l’ispessimento delle arterie

  • Abbassamento del rischio di ammalarsi di depressione

  • Rischio ridotto e rallentata progressione della demenza

  • Rischio ridotto di contrarre cancro al fegato

  • Rischio ridotto di contrarre diabete

Se siete bevitori di caffè e sperate di raccogliere tutti i benefici che offrono i chicchi, prendete in considerazione il caffè di coltivazione e produzione biologica. Provate anche il caffè verde (green coffee). Dato che i chicchi di caffè verde non sono stati tostati, mantengono una concentrazione più alta di antiossidanti e possono produrre benefici anche migliori di quelli marroni.
*Per l’articolo originale in inglese pubblicato su Natural Society cliccate qui.



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