martedì 24 dicembre 2013

Le 5 cose da sapere prima di assumere un antibiotico

L'inverno è ormai arrivato e con i primi freddi anche la classica influenza, i raffreddori e i soliti malanni di stagione. Fermo restando che, quando ci si ammala, è sempre opportuno consultare il medico e affidarsi alle sue cure e prescrizioni, vale comunque la pena di fare chiarezza sull'uso degli antibiotici. 
Ricordiamo che sono farmaci che vanno usati per le infezioni batteriche. Non sono caramelle, e pertanto è assolutamente rischioso e sconsigliato utilizzarli in modo indiscriminato e sconsiderato.
Ecco allora qualche consiglio per evitare di danneggiare la nostra salute e far innervosire il medico (che dovrà poi riparare non solo ai danni della patologia in atto, ma anche all'uso sbagliato delle nostre autoprescrizioni).

1. Gli antibiotici non combattono i virus, ma i batteri (se avete un'influenza virale, non assumeteli). Ovviamente sarà il medico a dover valutare la natura dei vostri sintomi e a prescrivervi il farmaco adatto.
2. Gli antibiotici non servono per curare il raffreddore! Non è che se ho un raffreddore forte, allora uso l'antibiotico invece dei farmaci adatti al raffreddore (se anche ve ne siano). Per un normalissimo raffreddore a volte basta la giusta alimentazione e il dovuto riposo. Non serve imbottirsi di medicine, che hanno comunque effetti collaterali.
3. Gli antibiotici vanno presi solo sotto controllo medico, non di testa propria! E' sempre meglio evitare le autodiagnosi e le autoprescrizioni.
4. Gli antibiotici, quando prescritti dal medico, vanno presi fino alla fine del ciclo. Sospenderli prima significa rendere quei pochi batteri sopravvissuti resistenti al farmaco, che quindi non avrà più alcun effetto sul nostro organismo.
5. Ricordate che più si fa uso di antibiotici, più si corre il rischio di inattivarne il principio.

giovedì 19 dicembre 2013

Un dolce decotto... senza zucchero

Ultimamente, quando ho un pò di tempo libero, faccio degli esperimenti in cucina. Niente di complicato, non vi preoccupate, solo qualcosa di semplice, il più possibile naturale, che sia gustoso e che sia soprattutto una valida alternativa ai prodotti industriali. 
Dato che mi piacciono molto i decotti, soprattutto nella stagione invernale, mi sono decisa a sperimentare alcune ricette. Oggi ve ne suggerisco una davvero buona: il decotto ai datteri (se non vi piacciono i datteri potete usare le prugne, i fichi, l'uvetta sultanina, le albicocche secche).
Ottimo per raffreddore, faringite, sintomi influenzali, ma soprattutto un vero piacere per la gola (in tutti i sensi)!

INGREDIENTI
300 ml di acqua per tazza 
una manciata di uvetta sultanina
succo di mezzo limone
1 chiodo di garofano
1 foglia di alloro spezzettata
100 gr di datteri (o altra frutta secca)
1 pizzico di cannella
un pezzetto di zenzero fresco in fettine sottili (va bene anche in polvere)

PREPARAZIONE
mettere in un pentolino almeno 300 ml di acqua per tazza, spremere il limone (se ne avete uno biologico, aggiungete anche la buccia dopo averla privata della parte bianca interna) e aggiungere tutti gli altri ingredienti. Far bollire per almeno 15 minuti, filtrare e servire. A piacere dolcificate con un cucchiaino di miele.

Un piccolo suggerimento: la frutta filtrata può essere consumata calda o tiepida accompagnata da un biscottino integrale.

mercoledì 18 dicembre 2013

Qualche consiglio per capelli belli al naturale

Ultimamente mi sta capitando spesso che amiche e colleghe mi chiedano come faccio ad avere capelli sempre perfetti (giudizio loro, non mio!) e da quale parrucchiere vado. Quando rispondo che li curo da sola e che vado dal parrucchiere 3-4 volte all'anno mi guardano sempre con un'espressione a metà tra l'incredulo e il meravigliato. 
Ammetto che fino all'anno scorso ci andavo ogni settimana, sebbene non mi sia mai piaciuto farmi mettere le mani in testa da qualcuno, ma mi ero convinta che diversamente non avrei saputo tenerli in ordine. Quando poi ho iniziato a studiare a ritmi più o meno sostenuti, mi sono accorta che di tempo per andare a farmi mettere le famose mani in testa ne avevo sempre di meno e allora mi sono detta: perchè non usare rimedi naturali anche per i miei capelli? Del resto i miei studi di erboristeria e biochimica hanno soprattutto questo scopo: aiutarmi nel mio percorso del benessere, facendomi acquisire consapevolezza e competenza nelle mie abitudini e nelle mie scelte quotidiane che si ispirano, per quanto possibile, a criteri di ecosostenibilità e rispetto per l'ambiente.
Premetto comunque che se la salute dei miei capelli è migliorata così tanto negli ultimi anni credo sia soprattutto per via delle mie scelte alimentari. Diversamente non saprei a cos'altro attribuire il fatto di non avere più capelli secchi, stopposi, indomabili, con ricci estremamente difficili da trattare che sono stati il mio cruccio fin da bambina. Non posso produrre studi scientifici al riguardo, ma un'idea me la sono fatta! L'aver eliminato molti dolciumi industriali, salumi, zucchero, cibi precotti, piatti pronti e in genere i prodotti con conservanti, coloranti e zuccheri aggiunti ha migliorato moltissimo il mio stato di salute. Il fatto di nutrirmi ora quasi esclusivamente con prodotti vegetali (non sono vegana), cereali integrali e non usare nessun altro condimento se non un pò d'olio extravergine d'oliva a crudo, credo mi abbia facilitato il compito. 
Ma torniamo all'argomento capelli: quali sono i miei rimedi naturali? Innanzi tutto uso shampoo e maschera di buona qualità. Qui non faccio nomi per evitare di fare pubblicità, ma giusto per darvi un'idea preferisco quelli biologici a base di olio di argan, olio di mandorle, karitè, germe di grano, olio d'oliva, olio di jojoba. Non uso sempre lo stesso estratto o la stessa marca. Mi piace variare, anche per testare prodotti diversi e nel caso migliorare i miei acquisti. Dopo lo shampoo e la maschera (che tengo in posa per almeno 5 minuti) uso un estratto di cheratina senza risciacquo che si fissa sul capello riparandolo e nutrendolo grazie all'effetto del calore del phon, che uso sempre con diffusore e a temperatura non troppo alta. Dopo aver asciugato l'eccesso di umidità uso un gel leggero per dare forma ai ricci e un pò d'olio sulle punte. Nient'altro! Niente lacca, niente prodotti aggressivi, niente piastra, niente spazzola e niente asciugature ad alta temperatura. D'estate faccio qualche impacco d'olio pre-shampoo. Bastano 30 minuti con una cuffietta in testa mentre si fa altro... semplice e veloce, non credete?

lunedì 16 dicembre 2013

Decalogo per la prevenzione del cancro

Le raccomandazioni per la prevenzione del cancro sono basate sulle scoperte del WCRF/AICR report, Food, Nutrition, Physical Activity and the Prevention of Cancer: a Global Perspective, 2007.
Come si potrà notare, esse riguardano soprattutto le abitudini alimentari quotidiane (oltre a quelle relative alla necessità di una costante attività fisica e al divieto assoluto di fumo).

Eccovi il decalogo:

  1. mantenersi il più magri possibile senza diventare sottopeso
  2. essere fisicamente attivi per almeno 30 minuti ogni giorno
  3. limitare il consumo di alimenti ad alto contenuto energetico (cibi ricchi di grassi e/o con zuccheri aggiunti e/o poveri di fibre) e evidare bevande zuccherate
  4. mangiare più di una varietà di verdure, frutta, cereali integrali e legumi, come ad esempio fagioli
  5. limitare il consumo di carne rossa (come ad esempio manzo, maiale e agnello) ed evitare carni processate
  6. limitare le bevande alcoliche a due bicchieri per gli uomini e ad uno per le donne al giorno
  7. limitare il consumo di cibi salati e cibi processati con aggiunta di sale (sodio)
  8. non usare integratori per proteggersi dal cancro
  9. è meglio per le madri allattare esclusivamente al seno fino ai 6 mesi di vita del bambino e poi aggiungere altri liquidi e alimenti
  10. dopo il trattamento, gli ex malati di cancro dovrebbero seguire le raccomandazioni per la prevenzione
A ciò si aggiunge un ulteriore divieto assoluto: non fumare e non masticare tabacco!

In realtà queste raccomandazioni sono applicabili non solo alla prevenzione del cancro, ma a tutte le patologie più diffuse, quali diabete, malattie cardiovascolari, demenza senile.

sabato 14 dicembre 2013

Saper fare la spesa: tutto comincia da qui

Quando anni fa iniziai a studiare discipline scientifiche legate all'ecologia e all'ecosostenibilità, mi accorsi fin dall'inizio di come sarebbe cambiata la mia vita, non solo in termini di salute, benessere e qualità, ma anche a livello di abitudini quotidiane. Fare la spesa non era più la stessa cosa! Un'abitudine quasi meccanica aveva iniziato a trasformarsi in qualcosa di completamente diverso. Quanti di noi si limitano semplicemente a riempire un carrello con cibi che siamo abituati a consumare, senza neanche dare uno sguardo alle etichette, facendo solo attenzione al prezzo e alla data di scadenza? Beh, devo ammettere che non ho mai fatto la spesa solo per riempire il frigorifero, ma la mia disattenzione era in realtà frutto di una mancata consapevolezza e competenza nel settore alimentare. Di certo non possiamo essere tutti esperti in scienza dell'alimentazione o laureati in medicina, chimica o scienze biologiche, ma informarci e tutelare la nostra salute è un diritto-dovere che va esercitato quotidianamente.
Nel mio percorso del benessere ho iniziato lentamente ma inesorabilmente a liberarmi di tutto il superfluo, ossia di tutti quegli alimenti di produzione industriale dei cui ingredienti all'epoca non comprendevo la composizione chimica (per esempio glutammato monosodico, olio vegetale idrogenato, lecitina di soia ecc.). Contemporaneamente mi sono resa conto che, così facendo, mi stavo liberando della mia dipendenza dagli zuccheri, la mia salute migliorava, mi sentivo meno stanca e con meno cali di attenzione. Inoltre la qualità dei cibi acquistati migliorava nonostante spendessi molto meno. Il costo leggermente più alto degli alimenti freschi, naturali o biologici veniva compensato da tutta una serie di cibi artificiali che non compravo più. Sughi pronti, pasta fresca ripiena, margarina, cibi precotti, merendine, dolciumi vari, bibite zuccherate, molti alimenti in scatola, creme spalmabili, salumi, carne macinata, preparati per purè, per torte casalinghe o per cioccolato in tazza sono stati pian piano eliminati dalla mia lista della spesa e senza alcun sacrificio. Devo ammettere che non sono mai stata una fan di questo tipo di alimenti, ma un pò per abitudine e un pò per ignoranza li compravo, sebbene non abitualmente.
Quando poi ho iniziato a studiare sistematicamente, non solo da autodidatta, la biochimica, mi si è aperto un mondo nuovo: non solo comprendevo le diciture sulle etichette e la composizione chimica di quelle sostanze, ma ne conoscevo gli effetti sul metabolismo. E così ho compreso quanto fosse inutile e dannoso acquistare sistematicamente prodotti raffinati, quali ad esempio lo zucchero bianco e i derivati della farina bianca. Questi alimenti passano attraverso fasi di lavorazione lunghissime e laboriose in cui da un lato viene diminuito il potere nutritivo e dall'altro vengono aggiunti coloranti, conservanti, zuccheri ed esaltatori di sapidità, molto spesso per rendere più gradevoli alla vista e al palato prodotti di bassa qualità.
Allo zucchero bianco ho sostituito il miele e lo sciroppo d'acero, a tutta la serie di dolciumi qualche quadretto di cioccolata fondente extra con almeno il 60% di cacao. Al solito piatto di pasta, che continuo a mangiare ma non quotidianamente, ho aggiunto il riso, il farro, l'orzo, il cous cous, la polenta, il granturco, l'avena in combinazione con verdure e legumi, che compro ormai rigorosamente secchi per evitare i conservanti spesso contenuti in quelli precotti. Per quanto riguarda frutta e verdura compro in genere quella di stagione e ho integrato la mia dieta con frutta secca, che oltre a fornire grassi e proteine di origine vegetale si è rivelata uno snack pratico e veloce, soprattutto quando sono fuori casa. Un sacchettino di noci, mandorle, nocciole sgusciate da tenere in borsa è molto più comodo, pratico e salutare di una merendina o del classico cornetto surgelato e pieno di grassi con cui molti fanno colazione al bar.
Fare la spesa ora comporta qualche minuto in più, perchè se è vero che avere una competenza nel settore alimentare e biochimico facilita le scelte è pur vero che non sempre i supermercati ci offrono una vasta gamma di prodotti biologici. A volte è un pò come fare lo slalom tra i prodotti artificiali, ma ne vale la pena!

venerdì 13 dicembre 2013

Studiare biochimica oggi

Conoscere i principi base della biochimica è fondamentale non solo per chiunque decida di fornire consulenze nel campo della nutrizione e delle discipline del benessere, ma per chiunque voglia seguire uno stile di vita equilibrato e consapevole. Comprendere i processi biochimici che si verificano incessantemente nel nostro organismo e in tutti gli organismi viventi ci aiuta ad occuparci della nostra salute e del nostro benessere in modo più responsabile e consapevole e ciò ha come effetto una migliore qualità di vita.
Va evidenziato però che la biochimica non esaurisce da sola la conoscenza di tutti i processi che si verificano nell'organismo, che deve invece essere preso in considerazione nella sua globalità. Limitarsi ad assumere un farmaco, un integratore (che sia di sintesi o di origine naturale) è facile e deresponsabilizza, in quanto allontana la persona dall'idea che la qualità della sua vita dipenda dai suoi comportamenti, dalla sua responsabilità e soprattutto dall'impegno profuso nell'occuparsi del suo benessere psicofisico.
Avere conoscenze di biochimica, quindi, è importante non tanto nella prescrizione o autoprescrizione di farmaci, ma nell'ambito dell'educazione alimentare, che richiede impegno e responsabilità e che non si esaurisce in una settimana di terapie, ma dura tutta la vita.
Amatevi e rispettate il vostro corpo!

Cosa sono i macronutrienti?

I macronutrienti sono le sostanze nutritive di cui l'organismo necessita in maggior quantità, ovvero carboidrati, lipidi e proteine.

Carboidrati

I carboidrati, detti anche glucidi o zuccheri, sono molecole formate da atomi di carbonio, idrogeno e ossigeno, in cui il rapporto H:O è sempre di 2:1. Essi sono prodotti da piante, alghe e alcuni batteri durante il processo di fotosintesi. La maggior parte degli organismi viventi utilizza i carboidrati per ricavare energia (tale energia viene immagazzinata nei legami covalenti delle molecole) ed espletare così le funzioni vitali.
I carboidrati possono essere divisi in: monosaccaridi (una molecola con pochi atomi di carbonio), disaccaridi (2 molecole), oligosaccaridi (fino a 10 molecole) e polisaccaridi (più di 10 molecole).
Il monosaccaride più conosciuto è il glucosio (C6H12O6), la cui molecola è formata da un anello a 6 atomi di carbonio. Altri monosaccaridi sono il fruttosio e il galattosio, che sono isomeri del glucosio (stessa formula grezza, ma diversa organizzazione spaziale degli atomi). Tra i disaccaridi ricordiamo il saccarosio (formato da una molecola di fruttosio e una di glucosio), il lattosio (formato da una molecola di glucosio e una di galattosio) e il maltosio (formato da due molecole di glucosio). I polisaccaridi sono gli zuccheri complessi che vengono immagazzinati come riserva energetica. Le piante immagazzinano tale energia sotto forma di amidi quali l'amilosio (costituito da migliaia di molecole di glucosio legate in una lunga catena) o l'amilopectina (le cui molecole assumono una forma ramificata); gli animali sotto forma di glicogeno. Altri polisaccaridi sono la cellulosa (simile all'amilosio, sebbene non digeribile dalla maggior parte degli animali, costituisce la struttura di sostegno delle piante) e la chitina (presente nell'esoscheletro degli insetti e nei funghi).

Lipidi

I lipidi sono costituiti da molecole composte da C, H e O, con un elevato rapporto H:O. Esse sono solubili in liquidi non polari (si sciolgono pertanto in olio, non in acqua), in quanto i legami presenti nella molecola sono legami covalenti non polari (legami C-C e C-H). I lipidi possono essere classificati in tre gruppi principali:
1. oli, grassi e cere
2. fosfolipidi
3. steroidi.
I lipidi sono le molecole a più alto contenuto energetico, in quanto dalla rottura dei loro legami si libera più energia rispetto a quella prodotta dal catabolismo di carboidrati e proteine. Tutti i lipidi presentano molecole composte da più subunità.
Oli e grassi sono infatti formati da due subunità: il glicerolo (formato da 3 atomi di C, che costituiscono lo scheletro della molecola, in cui ogni atomo di C è legato ad un gruppo ossidrile -OH) e gli acidi grassi (formati da lunghe catene di C e H, che terminano col gruppo carbossilico -COOH). Quando tre acidi grassi si legano al glicerolo si formano i trigliceridi. Gli acidi grassi possono essere saturi (se hanno solo legami covalenti semplici tra gli atomi di C) o insaturi (se hanno uno o più legami covalenti doppi). Gli acidi grassi insaturi si presentano in forma liquida a temperatura ambiente, mentre quelli saturi sono solidi. Le cere si distinguono dagli oli e dai grassi in quanto sono formate dal glicerolo legato ad una sola catena di atomi di C.
I fosfolipidi si differenziano dagli oli e dai grassi, in quanto il loro scheletro carbonioso è costituito da una molecola di glicerolo legata a due catene di acidi grassi e a un gruppo fosfato. Essi sono presenti nella membrana cellulare, dove svolgono una funzione protettiva e di interscambio tra la cellula e l'ambiente extracellulare.
Gli steroidi hanno invece una struttura molto diversa. I loro scheletri carboniosi assumono la forma di quattro anelli, tre a sei lati e uno a cinque lati. Lo steroide base è il colesterolo, anch'esso presente nella membrana cellulare, a cui conferisce fluidità. Dalla molecola di colesterolo possono poi essere prodotti altri steroidi, quali gli ormoni sessuali estrogeni e testosterone.

Proteine

Le proteine sono catene di aminoacidi. Esse svolgono funzioni importantissime negli essere viventi: hanno un ruolo strutturale, trasportano altre proteine, controllano la crescita e il differenziamento cellulare, permettono la trasmissione degli impulsi nervosi, partecipano al meccanismo della contrazione muscolare e alle attività immunitarie. Tra le proteine ricordiamo gli enzimi (che svolgono il compito di catalizzatori di reazioni biochimiche), i peptidi (dei veri e propri messaggeri chimici nel cervello e nel resto del corpo), il collagene (che svolge funzione strutturale e si ritrova nelle ossa, nelle cartilagini e nei tendini).
Gli amminoacidi sono delle molecole formate da un atomo di C, legato ad un gruppo amminico (-NH2), un gruppo carbossilico (-COOH), un atomo di H e un gruppo laterale (-R) che varia da proteina a proteina. In base ad R si determina quindi la specificità delle singole proteine (le catene laterali possono essere infatti acide, basiche, polari o non polari).
Le proteine si formano attraverso reazioni di condensazione tra i diversi amminoacidi, con l'eliminazione di una molecola d'acqua, e si scindono attraverso reazioni di idrolisi, con l'aggiunta di una molecola d'acqua. Durante la reazione di condensazione si forma un legame covalente polare tra gli aminoacidi adiacenti. Tale legame viene chiamato anche peptidico. Nella razione di idrolisi, al contrario, le molecole vengono scisse nei singoli amminoacidi a seguito della rottura del legame peptidico.
Le proteine sono costituite da 20 tipi di amminoacidi diversi, che determinano la specificità della proteina in base al loro numero, al tipo e alla disposizione spaziale nella struttura della molecola. In base alla struttura le proteine sono organizzate in livelli sempre più complessi. La struttura primaria, infatti, è la semplice sequenza di aminoacidi nella catena polipeptidica. A causa dei legami a idrogeno, la proteina assume una struttura secondaria. Essa infatti può ripiegarsi in lamine (detti foglietti beta) o avvolgersi ad elica (struttura alfa elica). Le proteine ad elica possono continuare a ripiegarsi fino ad assumere una forma globulare, detta struttura terziaria. Se sono formate da più catene polipeptidiche, la struttura tridimensionale finale è detta struttura quaternaria, dovuta ai legami che si formano tra le catene.

In una dieta equilibrata l'assunzione dei macronutrienti dovrebbe rispettare quantità determinate, ossia 100-150 g. al giorno di carboidrati (indipendentemente dal peso corporeo), tra 0.8 e 1.2 g. per kg di peso corporeo ideale di lipidi e tra 1 e 1.5 g. per kg di peso corporeo ideale di proteine.

lunedì 9 dicembre 2013

Educazione alimentare e salute consapevole: il gusto è un'abitudine?

Facendo educazione alimentare in chiave eco-veg da anni, insegnando geografia con un approccio didattico ecologico-ambientale, molto diverso da quello standardizzato nei libri di testo, mi sono resa conto di quanto certe abitudini siano dure a morire. Non importa quanto siano dannose per noi stessi e per l’ambiente, pare che la cosa più difficile sia cambiare.
Lotto da sempre contro il consumismo, le tradizioni delle “feste comandate”, i pranzi luculliani, che ci lasciano appesantiti, deboli, pigri e stanchi, per cui so cosa vuol dire scontrarsi con lo zoccolo duro delle abitudini comuni e dilaganti.
Ma perchè è tanto difficile modificare il proprio stile di vita in chiave naturale? Perchè è considerato un sacrificio evitare di consumare prodotti artificiali, zuccheri e farine raffinate, junk food, stando magari sprofondati nel divano e percorrendo in auto, spesso anche nel traffico rumoroso, distanze che potremmo percorrere a piedi o in bici? 

E’ certamente vero che il nostro organismo va abituato gradualmente ad un’alimentazione diversa, sebbene più salutare, ma quello che noto quotidianamente è il rifiuto aprioristico nel tentare di operare delle scelte consapevoli ed autonome per la nostra salute. Eppure qui non stiamo parlando di trovare il meccanico giusto per la nostra auto o l’abito più adatto per andare ad una cerimonia… qui si parla del nostro corpo, della nostra salute! Vedo più gente preoccupata di comprare l’ultimo modello di smartphone, frequentare locali alla moda e passare il tempo facendo shopping nell’outlet appena inaugurato che gente che si preoccupa di ciò che mangia o di come tratta il suo corpo. 
La cosa peggiore è che mi vengono fatte sempre le stesse obiezioni: “Eh, ma mangiare come mangi tu è costoso!” 
A parte il fatto che non lo è, ma poi non è ancora più costoso curare i danni derivati da un’alimentazione squilibrata o da uno stile di vita sedentario? non è più costoso tentare di rimediare ai danni causati da fumo e alcol? 
“Eh, ma dove li trovo questi cibi strani?” 
Eppure si fanno chilometri per andare al centro commerciale o per andare in giro per comprare l’ultimo modello di cellulare. 
“Eh, ma poi i vegetariani si ammalano” 
Cosa assolutamente non vera! Semmai è vero il contrario! 
Insomma scuse senza senso, che possono essere smontate in un secondo e per cui non c’è bisogno di conoscere le tecniche retoriche e la dialettica. 
E se invece ci avessero educati fin da piccoli ad essere vegetariani e a mangiare cibi naturali? Credete che la carne ci piacerebbe così tanto e che la consumeremmo così spesso? Il gusto è un’abitudine e pertanto si può orientare. In India la mucca è sacra, nessuno la mangerebbe. Nessun musulmano si ciberebbe di carne di maiale. Nessun europeo mangerebbe formiche.
Medici di fama internazionale come il Prof. Veronesi e il Prof. Berrino hanno messo chiaramente in evidenza i rischi di un’alimentazione basata sul consumo di proteine animali, zuccheri e farine raffinate e, cosa da sottovalutare anche meno, la connessione tra scelte alimentari sbagliate e incidenza dei tumori. Eppure pare che tutti questi consigli restino lettera morta, almeno finchè una patologia più o meno grave o un malessere non tocchi da vicino noi o una persona a noi cara. La maggior parte delle persone continua a fare gli interessi delle multinazionali sia alimentari che farmaceutiche, senza alcuna consapevolezza di ciò che mangia e dei rischi a cui va incontro.  
Ormai noi non mangiamo per vivere, ma viviamo per mangiare. Da quando al cibo è stata tolta la valenza originaria (ovvero fornire le calorie necessarie per la sopravvivenza), mangiare è diventato un business. D’accordo, facilita la socialità e la convivialità, ma non è forse questa un’abitudine nata per favorire gli interessi commerciali delle aziende alimentari? E se invece ci avessero educati a fare passeggiate nel verde per stare in compagnia, invece che andare a mangiare in questo o in quel locale? La stessa società che ci vuole pigri, stanchi, obesi e ammalati non fa altro che gli interessi delle aziende farmaceutiche. Più ci ammaliamo, più farmaci si vendono. Anche i medici sono vittime e carnefici in questo circolo vizioso. Sanno sempre meno di nutrizione e sempre più di farmacologia (opinione non solo mia, ma del più autorevole Prof. Berrino). 
Di certo il mio scopo su questa pagina e nella vita non è diffondere la dittatura eco-veg! Il mio scopo è informare e diffondere le mie conoscenze, mettendole al servizio di chiunque vorrà leggere i miei articoli. Non importa quanti seguiranno il mio esempio, non faccio il trascinatore di folle, non sono un politico e non uso questa pagina a scopo di lucro, ma se dovessi riuscire ad educare anche solo una persona ne sarà valsa comunque la pena. Intanto studio ed educo me stessa… ed è già una cosa positiva.
Buona salute a tutti :)

sabato 7 dicembre 2013

La consulenza nutrizionale

La consulenza nutrizionale aiuta il cliente (non il paziente) ad adottare uno stile di vita equilibrato e un'alimentazione consapevole, indirizzando eventualmente il soggetto verso altri specialisti (medici, psicologi, ecc). 
La dietetica clinica, invece, è competenza del medico quando è applicata sulla salute del paziente. Essa studia gli effetti degli alimenti sul metabolismo umano e stabilisce la dieta opportuna per la persona, tenendo conto delle sue patologie, intolleranze e allergie. In una consulenza nutrizionale vanno presi in considerazione determinati fattori, quali quelli sotto elencati.
Metabolismo basale: è il dispendio energetico di un soggetto quando è a riposo, quando cioè si trova ad espletare solo le funzioni metaboliche di base (respirazione, digestione, circolazione sanguigna, ecc). Si esprime in kilocalorie. Per poter calcolare il metabolismo basale, il soggetto deve essere sveglio, digiuno da almeno 12 ore, deve aver dormito a sufficienza, non deve aver praticato nessuna attività fisica intensa nell'ora precente alla misurazione e non deve essere in uno stato di eccitazione fisica o mentale.
Indice di massa corporea: è il rapporto tra il peso di una persona (espresso in kg) e la sua altezza (espressa in metri al quadrato). Esso è utilizzato per indicare il peso forma. Va fatto presente che oltre a peso e altezza, vanno presi in considerazione anche sesso, età, fattori genetici, alimentazione e condizioni di salute.
Massa grassa e massa magra: la massa grassa è il peso del grasso corporeo. Essa varia in base al sesso e all'età. Può essere misurata o attraverso un particolare tipo di bilancia, detta bilancia impedenzometrica, o con la plicometria (ossia attraverso uno strumento, chiamato plicomentro, che misura lo spessore delle pliche cutanee, cioè la parte di cute presa tra pollice e indice in punti specifici del corpo). La massa magra è la parte dell'organismo non costituita da lipidi, quindi acqua, sali minerali, proteine, glucidi. Essa si esprime in percentuale rispetto al peso complessivo della persona, dopo aver escluso la massa grassa.
Macronutrienti e micronutrienti: i macronutrienti sono le sostanze che servono a produrre energia e a fornire la materia per l'accrescimento e la rigenerazione cellulare. Esse sono i carboidrati (detti anche glucidi), le proteine e i lipidi. I macronutrienti devono essere assunti quotidianamente in quantità maggiori a dieci grammi. I carboidrati sono la fonte energetica principale del nostro organismo e si ritrovano nei farinacei, nelle patate, nella frutta e nel latte. Le proteine servono alla costruzione dei tessuti e alla riparazione delle cellule e pertanto possono essere considerate come dei veri e propri mattoncini uniti tra loro. Si trovano soprattutto nella carne, nel pesce, nelle uova, nei legumi, nel latte e nei suoi derivati. I lipidi sono importanti per l'assorbimento di alcune vitamine, hanno funzione protettiva e di riserva energetica. Si trovano nei condimenti grassi (animali e vegetali), nella carne, nel pesce e nella frutta secca.
I micronutrienti sono sostanze basilari indispensabili al nostro metabolismo, ma che non servono all'accrescimento e alla produzione di energia, ma alla produzione di enzimi e ormoni che regolano la crescita, il sistema immunitario e riproduttivo. Devono essere assunti giornalmente in quantità inferiori a un grammo. Tra i micronutrienti ci sono le vitamine e i minerali.


giovedì 5 dicembre 2013

Il mio percorso del benessere: come ho eliminato i cibi industriali




Il mio percorso del benessere non si è limitato alla semplice eliminazione di zucchero raffinato e dolciumi industriali, ma ha avuto (ed ha) come scopo ultimo quello di limitare al massimo i cibi di derivazione industriale, sostituendoli con alimenti il più possibile naturali. Ovviamente questo non significa evitare il supermercato e farsi la pasta e il pane in casa, ma significa privilegiare alimenti freschi o con pochi ingredienti in etichetta (pasta, pane, pesce surgelato, verdure sottolio, passata di pomodoro, legumi, etc.)

Seguendo i suggerimenti di un articolo apparso sul sito http://www.eatlocalgrown.com, ho ricalcato più o meno gli step consigliati da Lisa Leake, sebbene devo ammettere che il mio percorso sia stato facilitato dalle mie precedenti abitudini alimentari, che non ho dovuto stravolgere. Non sono mai stata una fan di cibi precotti, piatti pronti e surgelati, non bevo caffè né bibite gassate, non amo il fast food, non amo la carne rossa, non mi piacciono le fritture e la mia dispensa non è mai stata piena di snacks, patatine e junk food.

Premesso che non ho seguito pedissequamente quanto scritto dalla signora americana (che ha attuato il suo programma gradualmente, in 100 giorni, ovvero in 14 settimane, prefiggendosi un obiettivo a settimana), vediamo quali sono, nell’ordine, gli step suggeriti dall’autrice:

1. mangiare almeno due tipi diversi di frutta e/o verdura a colazione, pranzo e cena

2. eliminare le bibite artificiali (uniche bevande ammesse sono acqua, the, caffè e latte dolcificato o con miele o con sciroppo d’acero – ammesso un bicchiere di vino rosso al giorno e uno di succo di frutta a settimana)

3. consumare solo carne di provenienza locale (al massimo 3-4 porzioni a settimana e mai come alimento base, ma piuttosto per insaporire altri alimenti e come accompagnamento)

4. eliminare fast food e cibi fritti

5. provare almeno due nuovi alimenti integrali

6. evitare tutti i prodotti light

7. mangiare solo cibi prodotti con cereali integrali (dunque non raffinati come la farina bianca)

8. smettere di mangiare quando ci si sente sazi

9. eliminare tutti i dolcificanti raffinati

10. eliminare tutti gli oli raffinati o idrogenati (oli di semi, margarina)

11. mangiare cibi locali

12. eliminare tutti i dolcificanti (anche quelli non raffinati)

13. eliminare tutti i cibi con coloranti e/o conservanti

14. eliminare tutti i cibi che contengono più di 5 ingredienti sull’etichetta

Per quanto mi riguarda mi è bastato eliminare zucchero raffinato, biscotti e qualche dolcetto di troppo. Non era mia abitudine comprare wrustel, insaccati, sottilette, salsicce, salse pronte, ketchup, marmellate con zuccheri aggiunti. In ogni caso non consiglio un regime alimentare come quello suggerito dall’autrice americana: mi sembra troppo drastico e non sono assolutamente d’accordo nell’eliminare il miele (che è un alimento preziosissimo per la nostra salute). Sicuramente contiene spunti interessanti (quali l’eliminazione dei cereali e dei dolcificanti raffinati, di prodotti light e delle bibite zuccherate), ma non per questo va considerato come il miglior regime dietetico in assoluto. Il mio consiglio è sempre il solito: modificare le proprie abitudini alimentari gradualmente, senza strafare e soprattutto senza fretta. Il mio percorso è iniziato anni fa ed è ancora in atto. Non è difficile orientarsi verso scelte naturali se ci si vuole bene e se si decide di migliorare la propria qualità di vita. 
Quando si decide di adottare un regime alimentare più sano, non bisogna però dimenticare di bere molto, di fare movimento regolarmente e di leggere bene le etichette dei prodotti comprati: più è lunga la lista degli ingredienti, più alimenti artificiali contiene e meno è consigliato. Non c'è bisogno di essere chimici per capire che se un ingrediente ha un nome difficile e non lo conosciamo, probabilmente è un additivo e molto probabilmente è stato inserito per aumentare il tempo di conservazione o per rendere il cibo più appetibile agli occhi e al palato.

La macchina meravigliosa che non tutti conosciamo

Vi siete mai chiesti come funziona il vostro corpo, un organo specifico o come si attiva (o disattiva) un singolo processo chimico-biologico? Quando respiriamo, ci muoviamo, mangiamo, digeriamo neanche facciamo caso alla complessità dei processi in atto. Molti sono involontari (il battito del cuore, la circolazione sanguigna e linfatica, la respirazione, ecc.), per cui avvengono automaticamente nel nostro organismo, altri invece sono guidati dalla nostra volontà e dalle nostre decisioni.

Studiare chimica, biochimica e biologia (tanto per citare alcune discipline che sono entrate a far parte del mio percorso di vita e di studio già da tempo) ci permette di capire il funzionamento di ciò che avviene nel nostro corpo. Indipendentemente dal livello di approfondimento con cui si approcciano tali materie scientifiche (scuola elementare, media, superiore, università, master, perfezionamenti, ecc.), il risultato del processo di apprendimento è sempre lo stesso: la consapevolezza che il nostro organismo sia una macchina meravigliosa. Imparare a conoscerlo significa imparare a rispettarlo. Comprendere i meccanismi di funzionamento a livello cellulare, dei tessuti, degli organi, degli apparati fino ad arrivare alla visione complessiva del nostro organismo, secondo un approccio che viene generalmente definito olistico, ci guida verso l'idea di salute consapevole. Se sappiamo cosa ci fa sentire bene e cosa invece ci provoca malessere, possiamo gestire in modo consapevole la nostra salute e il nostro livello di benessere. Conoscere significa quindi rispettare l'organismo e i suoi processi non solo chimico-biologici, ma anche socio-psicologici. Nel lavoro di ogni singolo organello di una cellula microscopica c'è tutto un universo: citoplasma, membrana cellulare, nucleo, ribosomi, mitocondri... una vera e propria centrale operativa sempre in azione. Nella sua armonica complessità ritrovo il senso della vita, il senso del profondo rispetto che tutti dovremmo avere nei confronti del nostro corpo e della sua fisiologia. Nella scienza trovo il più grande conforto e la più profonda sensazione di benessere. Solo attraverso la conoscenza possiamo liberarci della paura dell'ignoto. Comprendere, infatti, significa dissolvere tanti dubbi. Quando avvertiamo una sensazione di malessere, quando ci sentiamo privi di energie, trovare la giusta soluzione, assumere il giusto atteggiamento risulta mille volte più semplice se siamo a conoscenza di ciò che momentaneamente non funziona o non ci fa sentire al massimo delle nostre potenzialità. Con questo non intendo dire che dovremmo essere tutti medici, biologi, naturopati o operatori del benessere, ma tutti dovremmo occuparci della nostra salute con impegno e in modo consapevole. Ripensare le nostre abitudini quotidiane, fare movimento, alimentarci in modo corretto è un diritto-dovere di tutti, proprio nel rispetto di noi stessi e della nostra salute.

Purtroppo sempre più spesso si ricorre ai farmaci, anche quando basterebbe un pò di attenzione in più, anche quando la prevenzione da sola basterebbe ad evitarci l'ingestione di prodotti di sintesi. Certo, mandare giù una pillola è molto più facile e veloce di assumere uno stile di vita naturale, ma siamo certi che ciò che è facile sia allo stesso tempo necessario? Se avessimo piena consapevolezza dell'affaticamento dei nostri reni a seguito dell'assunzione di farmaci, lo faremmo anche quando non è fondamentale? Ogni giorno vedo persone fare un uso indiscriminato di farmaci e, quando succede, ciò è dovuto o a ignoranza o a mancanza di rispetto per se stessi. C'è chi prende antibiotici per un semplice raffreddore non sapendo che in questo modo non solo il raffreddore non passa, ma che a lungo andare l'organismo non sarà in grado di rispondere positivamente agli antibiotici, proprio perchè assuefatto.

Rispettate il lavoro del vostro corpo e, se proprio non volete facilitargli il compito, almeno non sabotatelo!

Rimedi naturali per cervicalgia e lombalgia






Di certo molti di voi sanno cosa significhi soffrire di cervicalgia e/o lombalgia, eppure pochi conoscono i rimedi naturali per alleviare il dolore e arginare i sintomi più acuti. Non sono un medico e pertanto il mio articolo non vuole sostituirsi ad una consulenza professionale. Posso solo dirvi ciò che da anni ho sperimentato su me stessa e ciò che, almeno per me, funziona. Quando mi sono accorta di avere questo “problemino” (due ernie in zona lombosacrale e varie protrusioni nella zona cervicale) avevo due opzioni: seguire passivamente una terapia farmacologica o cercare di documentarmi il più possibile alla ricerca di rimedi naturali per alleviare la sintomatologia dolorosa. Inutile dire che ho scelto la seconda. Anni di letture, studi, ricerche e terapie varie mi hanno portato ad affrontare la situazione con più consapevolezza. Ciò che ho notato, quando ho cercato di condividere la mia esperienza, è che la maggior parte delle persone che hanno il mio stesso problema decide invece di optare per l’assunzione di farmaci. Lungi da me giudicare le loro scelte, ma penso valga la pena fare alcune osservazioni.

1. Chi decide di assumere farmaci in genere non ha mai neanche tentato una via alternativa o, se l’ha fatto, non ha portato a termine il percorso perchè o troppo lungo o troppo “complicato”. Cosa ci sarà di così complicato nel provare rimedi naturali, non saprei. Almeno per me, è molto più complicato in termini di effetti collaterali assumere farmaci ciclicamente.


2. Prendere una medicina è facile e, soprattutto, deresponsabilizza. Si va in farmacia, si manda giù la pillola e ci si sente a posto con la coscienza. Non serve impegno, non serve documentarsi. Si fa prima e va bene così. Poco importa se poi altre parti del corpo possano soffrire…


Se anche voi siete d’accordo col mio punto di vista e preferite, se possibile, ricorrere a rimedi naturali evitando un uso indiscrimintao di farmaci, eccovi alcuni consigli che mi auguro possano migliorare la situazione.


1. Se decidete di assumere un farmaco, scegliete antidolorifici che siano anche antinfiammatori. Diversamente si agirà solo sui sintomi, non sulla causa. Quando l’effetto è finito, il dolore ritorna perchè il problema è ancora lì. A ciò aggiungiamo che ogni medicina ha possibili effetti collaterali. 


2. Fate esercizio regolarmente (non quando si verifica la fase acuta). Niente di intenso, bastano semplici esercizi che potete trovare sul web. L’importante è non strafare ed eseguirli lentamente e con regolarità. 15 minuti al giorno tutti i giorni funzionano di più di un’ora 2 volte alla settimana. 


3. Camminate il più possibile, ma ad una condizione: usate scarpe comode e adatte al vostro piede. Nel caso rivolgetevi ad uno specialista e usate un plantare personalizzato. Camminare con scarpe non adatte potrebbe peggiorare la situazione!


4. Non portate borse e/o tracolle pesanti. Se dovete fare la spesa usate un carrellino.


5. Evitate il più possibile luoghi umidi. Se proprio siete costretti ad uscire sotto la pioggia battente indossate un cappello (io uso quelli di velluto che sono caldi e leggeri perchè non tollero la lana) e una sciarpa (le pashmine di viscosa, lana, cotone, ecc. vanno benissimo).


6. Se davvero il dolore è insopportabile, procuratevi un cuscino imbottito di semi o noccioli. Se non li trovate in giro, date uno sguardo sul web. Si trovano a prezzi abbordabili (meno di 20 euro). Si scaldano nel microonde per 2 minuti, si appoggiano sulla parte dolorante e rilasciano calore per un bel pò di tempo. In alternativa ci sono i cerotti termici.


7. Ricordate che il riposo in certi casi è la migliore medicina. Meglio non andare al lavoro per un giorno o due che rischiare di peggiorare i sintomi ed essere poi costretti a letto per una settimana. Un mal di schiena trascurato potrebbe bloccarvi a letto per un bel pò. Meglio non rischiare!

Sono stressato, non ho un minuto di tempo per me… ma sarà vero?


"Sono stressato, non ho un minuto di tempo per me!" Quante volte abbiamo detto e/o sentito questa frase? Ma il punto è: sarà davvero così? Siamo sicuri di non avere tempo per noi stessi? In realtà se non ci dedichiamo del tempo rischiamo di sentire ancora di più la condizione di stress e stanchezza. Sottrarre tempo a noi stessi non è mai tempo guadagnato!
Allora come fare per ritagliare qualche ora al giorno da dedicare ai nostri interessi, alle nostre passioni? Basta organizzarci, dando la precedenza a ciò che è davvero importante per noi. Ciò che è inutile, che non ci procura benessere va eliminato! Non c'è una lista predefinita. Ogni persona è diversa nei suoi gusti e nelle sue necessità. 
La psicobiologia, come ho già spiegato in alcuni dei miei precedenti articoli, nell'occuparsi del benessere dell'individuo, considera inscindibili mente, corpo e spirito. Questa visione della realtà (e dell'essere umano) è in genere definita olistica (dal greco olos, che significa "tutto"). L'uomo non può essere preso in considerazione solo per la sua condizione fisico-biologica o per quella psicologica o per quella sociale. Non possiamo sezionarci! Tutto ciò che sentiamo, che fa parte di noi, che ci comunica benessere o malessere non può essere studiato avulso dal resto.
Come si può raggiungere una condizione di benessere? C'è un solo modo: ripensare le nostre abitudini quotidiane con impegno e responsabilità, senza barare (magari anche con il supporto di un consulente della salute, di un naturopata, di un operatore del benessere, se proprio non ci riusciamo da soli). 

Ho cominciato questo percorso anni fa, con grande serietà e consapevolezza. Movimento, alimentazione sana e una passione da seguire. Tanto nella mia vita è cambiato e tanto sta cambiando, ma una cosa è certa: mi sento molto meglio. Ho risolto tanti problemi di salute (lievi e meno lievi), ma soprattutto mi sento soddisfatta di quello che faccio e del modo in cui gestisco il mio tempo. 
Molti mi chiedono se anche la mia giornata duri 24 ore... ebbene sì! Non ho ancora scoperto il sistema miracoloso che possa allungarla, però devo ammettere che qualche segreto ce l'ho. Niente di sensazionale e niente di complicato (almeno per me).
Dunque, la mattina lavoro, il pomeriggio studio (la chimica, la biologia, la botanica, l'erboristeria sono mie passioni da sempre), nelle pause mi informo e vi informo leggendo una media di 30 articoli al giorno che seleziono per la mia pagina facebook e per questo blog, parlo su skype con amici sparsi per il mondo per tenere in allenamento le lingue, faccio la spesa, cucino, organizzo casa (preciso che è in ordine, ma non sono una fanatica delle pulizie), dormo almeno 8 ore.
Se volete conoscere il segreto, è presto detto: non passo tempo nel traffico (faccio tutto a piedi o con i mezzi pubblici: non ho la macchina), non guardo la tv (la mediocrità dei giornalisti mi annoia e la tv spazzatura non fa per me), non vado in giro per negozi (odio lo shopping, compro solo quando è estremamente necessario), non vado in discoteca, non fumo (anche fumare fa perdere tempo!), non faccio tardi la notte, non vado agli happy hour, getto e/o riciclo tutto quello che non uso e non mi serve più
(dispense, fotocopie, oggetti rotti, abiti fuori taglia, ecc.) per fare spazio a ciò che utilizzo. Questo non solo mi semplifica la vita, donandomi un senso di leggerezza e serenità, ma mi fa sentire davvero bene. 

Difficile? Dipende dallo stile di vita. Per me questo è l'unico possibile. Chiariamoci: non voglio assolutamente dire che il mio modo di gestire il tempo sia il migliore in assoluto, anzi... ma lo è per me. Qual è dunque il nostro compito, il nostro diritto-dovere? Cercare di star bene, mirare al benessere psicobiologico, seguire i nostri interessi, esporre la nostra mente a nuovi stimoli, fare ciò che ci piace... e questo è un atto dovuto verso noi stessi.
Amatevi, dedicatevi del tempo, riempite la vostra vita con ciò che vi fa sentire bene e anche la vostra salute migliorerà.

Psicobiologia e salute consapevole

Se volessimo definire la salute in senso positivo, come la definiremmo? In base alla mia personale esperienza, devo ammettere che mi capita molto più spesso di sentire definizioni in negativo. “Sto bene se non sono malato” è una definizione negativa, in quanto si basa sul concetto di salute come assenza di malattia e pertanto usa una negazione, non una definizione positiva. Lo star bene però non si limita al significato di assenza di malattia, ma implica un insieme di atteggiamenti quali consapevolezza, responsabilità e adattamento. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne ha dato una definizione positiva quando ha definito la salute come una “condizione di benessere fisico, psichico e sociale”. Anche il principio alla base del Counseling in Psicologia della Salute intende lo stato di benessere globale della persona come espressione della qualità della vita. Assumere un atteggiamento consapevole, responsabile e adattivo significa innanzi tutto liberarsi da condizionamenti, tradizioni, rituali, abitudini e legami inutili, che sottraggono il tempo e l’energia necessari ad una vita sana, naturale e consapevole. A questa fase di “distruzione consapevole” segue quella di “costruzione consapevole”, che si realizza quando la persona liberamente opera delle scelte di vita, mostrandosi propensa al cambiamento. Conoscere se stessi e i propri bisogni, vivere in armonia con la natura, costruire relazioni positive che stimolano un processo di crescita, aprirsi al mondo circostante, migliorando la qualità della vita, producono uno stato di benessere psico-fisico e sociale.
Un ruolo determinante nel raggiungimento di tali obiettivi è quello svolto dall’adozione di un corretto stile di vita (ad esempio svolgere una regolare attività fisica, seguire un’alimentazione responsabile, trascorrere del tempo all’aria aperta a contatto con la natura, avere degli interessi culturali, prendersi cura di se stessi dedicando le ore necessarie al sonno e al relax, evitare fumo e alcool).
Compito specifico del consulente in psicologia della salute (che non è nè un medico nè un terapeuta) sarà, pertanto, quello di aiutare e guidare il cliente (non, quindi, il paziente) verso uno stile di vita responsabile, consapevole e adattivo. In quest’ottica lo stato di salute dipenderà soprattutto dall’impegno e dalla volontà personale. Se sono responsabile della mia salute, significa che mi impegno a seguire uno stile di vita naturale. Se sono consapevole e informato su ciò che potrebbe arrecarmi danno o migliorare il mio benessere, significa che sarò spinto ad operare le scelte giuste relativamente al mio stile di vita. L’attività motoria (specialmente se all’aria aperta), la cura del corpo, un’alimentazione equilibrata producono infatti uno stato di benessere non solo fisico, ma anche psicologico. La psicobiologia considera appunto mente, corpo e spirito come un’entità inscindibile e non gerarchizzabile (nessuna delle tre componenti è più importante dell’altra).
Così come è necessario praticare attività fisica, è altrettanto necessario allenare la mente attraverso nuovi stimoli, quali ad esempio lo studio, la lettura, l’apertura al cambiamento e alle soluzioni innovative. In un’epoca in cui la scienza e la tecnologia hanno liberato (o stanno liberando) l’uomo da uno stile di vita dedito soprattutto al soddisfacimento dei bisogni primari, aprirsi agli stimoli culturali, ampliare le conoscenze, viaggiare, imparare le lingue sono i mezzi che aiutano a liberarsi dall’ignoranza, dai dogmi, dalle verità precostituite e dai condizionamenti. Conoscere significa infatti padroneggiare e vincere di conseguenza la paura dell’ignoto.
Arrivare a fare scelte di vita libere e consapevoli implica comunque impegno, volontà e sacrificio. Saper gestire il proprio tempo in modo proficuo ed efficace significa aver imparato a sfrondare la propria vita da attività, tradizioni e relazioni inutili. In ogni caso la consapevolezza, nel produrre soddisfazione, porta ad uno stato di benessere globale, che è appunto l’idea di salute consapevole secondo l’approccio psicobiologico.

La cioccolatoterapia raccomandata per la sindrome metabolica*





 
“Alle persone diagnosticate con la sindrome metabolica viene in genere consigliato di perdere peso. Per molti ciò significa niente più dolciumi, specialmente la cioccolata. Ricercatori australiani però pensano che una dose giornaliera di cioccolata fondente possa essere esattamente ciò che il medico dovrebbe prescrivere. Potrebbe infatti ridurre il rischio di infarto e ictus in questi pazienti ad alto rischio. La sindrome metabolica è un insieme di fattori di rischio che aumenta la probabilità che qualcuno possa sviluppare malattie cardiologiche o diabete. A volte viene denominato come Sindrome X. Generalmente include pressione alta, sovrappeso intorno alla zona centrale-addominale (di solito descritta come “corpo a mela”), e resistenza all’insulina o incapacità dell’organismo di usare l’insulina in modo efficiente. In uno studio pubblicato sul British Medical Journal, i ricercatori australiani hanno concluso che il consumo giornaliero di cioccolata fondente può ridurre i problemi cardiovascolari, quali infarto e ictus, in persone con sindrome metabolica. I ricercatori hanno usato un campione di 2013 persone ad alto rischio di infarto per predire i benefici effetti a lungo termine di un uso giornaliero di cioccolato fondente paragonandoli a persone che non ne assumevano affatto. Tutti i partecipanti avevano pressione alta e i segni della sindrome metabolica, ma non avevano mai sofferto di problemi al cuore o diabete. Secondo l’analisi, se tutti i partecipanti mangiassero un pò di cioccolata fondente ogni giorno (che sacrificio!), 70 casi di patologie cardiovascolari non letali e 15 letali ogni 10.000 persone potrebbero essere evitati in 10 anni. Anche se solo l’80% mangiasse la “pillola” di cioccolata, i ricercatori credono che la terapia sarebbe comunque efficace in 55 casi non letali e 10 letali potenzialmente evitabili in 10 anni. I ricercatori hanno anche esaminato il costo effettivo della cioccolatoterapia. Esso si aggirerebbe intorno ai $42 per persona per anno per pubblicità, campagne di educazione o incentivazione all’uso della cioccolata fondente tra queste persone ad alto rischio. E’ largamente noto che mangiare cioccolata ha effetti benefici a cause delle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Questo include la riduzione della pressione sanguigna e il miglioramento della sensibilità all’insulina (uno stadio nello sviluppo del diabete). La cioccolata fondente (contenente almeno il 60% di cacao) è anche ricca di flavonoidi, che si sa che hanno effetti protettivi sul cuore. I ricercatori hanno messo in risalto che questi effetti protettivi riguardano solo il cioccolato fondente (almeno 60-70% di cacao), e non quello al latte o bianco, probabilmente a causa dei più alti livelli di flavonoidi trovati nella cioccolata fondente. Essi hanno anche suggerito che le proteine del latte possano inibire l’assorbimento dei flavonoidi. Hanno notato che altri studu hanno mostrato che la cioccolata fondente o i polifenoli del cacao diminuiscono le lipoproteine a bassa densità, aumentano quelle ad alta densità, aumentano la sensibilità all’insulina, migliorano la funzionalità endoteliale, hanno effetti antinfiammatori e antitrombotici, riducono lo strss, aumentano il senso di sazietà e migliorano l’umore. Gli autori dello studio hanno concluso che, considerati i suoi effetti nell’abbassare la pressione sanguigna e il colesterolo, la cioccolata fondente potrebbe essere un’efficiente strategia per le persone con sindrome metabolica che non hanno sviluppato diabete e mettono in evidenza che, paragonata alle terapie farmacologiche, la cioccolata ha pochi effetti collaterali (se anche li dovesse avere) e un tasso più alto di accettazione tra i consumatori. Quando si tratta di cioccolata, la qualità conta. Cercate il cioccolato biologico, a commercio equo-solidale, e più nero possibile con almeno il 70% di cacao.”

*per l’articolo originale in inglese pubblicato su GreenMedInfo.com cliccate sul link seguente: