mercoledì 26 febbraio 2014

Come placare la voglia di zuccheri

Come ho già spiegato in un mio articolo precedente, esiste una vera e propria dipendenza dagli zuccheri. Niente paura, però, perchè si può eliminare senza troppi sacrifici. Io ce l'ho fatta e devo ammettere che non è difficile, se si decide con consapevolezza di seguire un'alimentazione più sana e soprattutto di essere pazienti e seguire un percorso graduale senza strafare.
Vi racconto la mia esperienza, ma senza la pretesa che possa essere l'unico percorso possibile o il più giusto. Ricordate che ogni individuo è un unicum e pertanto reagisce a suo modo. Il che significa che ciò che funziona per me non necessariamente funzionerà per tutti.
Allora, innanzi tutto procediamo per gradi: più sarà lento il vostro percorso, più alta sarà la probabilità che funzioni. Solo per praticità ho suddiviso il percorso in 3 step settimanali, ma se già dopo alcuni giorni vi sentite pronti a passare allo step successivo, nessun problema. L'importante è essere costanti senza barare.

Prima settimana: 
  1. Eliminare lo zucchero bianco dolcificando con miele o sciroppo d'acero
  2. Evitare di portare in borsa caramelle o chewing gum, soprattutto se sono light (i dolcificanti artificiali sono ben peggiori dello zucchero!)
  3. Fare colazione con fette di pane integrale con miele crudo (quello che solidifica) o marmellata (meglio se fatta in casa), thè e frutta fresca
  4. Portare in borsa al posto di caramelle, cioccolatini e biscotti della frutta secca (noci, nocciole, mandorle) al naturale non salata e non caramellata (la frutta secca è un ottimo spuntino: contiene infatti vitamine, minerali e acidi grassi essenziali)
Seconda settimana:
  1. Limitare i caffè. Preferire quello d'orzo, dolcificando con zucchero di canna
  2. Evitare i dessert a fine pasto. Per aumentare il senso di sazietà è bene iniziare il pasto con un'abbondante porzione di insalata mista (verdure a foglia verde, ortaggi, noci condite con un cucchiaino di olio extra vergine d'oliva e limone) o frutta.
  3. Sostituire gli snack con frutta fresca o spremuta o frullato.
Terza settimana:
  1. Eliminare i dolciumi industriali (merendine, biscotti, creme dolci spalmabili, budini, cornetti, torte pronte, ecc.). Se proprio si ha voglia di qualcosa di dolce, meglio fare un ciambellone con farina integrale, sostituendo l'olio al burro e ovviamente limitarsi nelle porzioni.
  2. Sostituire i succhi di frutta industriali con una bella spremuta di agrumi o un bel frullato. Se preferite la versione smoothie, basta aggiungere qualche cucchiaio di yogurt greco e frullare.
  3. Eliminare bibite dolcificate (con o senza gas) e sostituirle con acqua, acqua e limone e the.
Un ulteriore consiglio: se avete voglia di qualcosa di dolce potete optare per un pezzetto di cioccolata fondente con almeno il 60% di cacao, uvetta, prugne, albicocche o fichi secchi, una fettina sottile di pane integrale con un velo di miele.
Vedrete comunque che nel giro di qualche settimana vi libererete sempre di più della vostra dipendenza da zuccheri e vi sentirete meglio.

martedì 18 febbraio 2014

La micoterapia: una nuova risorsa per la salute

La micoterapia, ossia l'uso di funghi con proprietà terapeutiche, rappresenta ora una nuova strategia nella cura di numerose patologie. Se ne è parlato in un interessante convegno a cui ho partecipato il 15 febbraio 2014 presso il Centro di Medicina Integrata dell'Ospedale San Paolo di Napoli (diretto dal dott. Iommelli, presidente dell'AIFF), relatrice la dott.ssa Luigia Alessandrino (specialista in ostetricia e ginecologia, omeopatia, agopuntura, medicina tradizionale cinese, docente master di agopuntura clinica Tor Vergata, esperta in micoterapia).
Nella prima parte dell'incontro si è discusso delle proprietà dei funghi medicinali (in particolar modo si è messo in evidenza l'approccio terapeutico della micoterapia nelle malattie degenerative), mentre nella seconda parte si è parlato del ruolo dei funghi nelle malattie autoimmuni (tiroidite di Hashimoto, artrite reumatoide, sclerosi multipla, morbo di Parkinson, Alzheimer, morbo di Chron, lupus, psoriasi, diabete, asma). 

L'uso dei funghi medicinali nasce in realtà negli anni '60 in Giappone (dove si scoprì l'azione terapeutica del fungo Shiitake) e in Brasile (dove fu studiato il fungo Agaricus Blazei Murril), in quanto si notò che in entrambi i casi tali funghi contribuivano ad abbassare la pregnanza delle malattie in alcune aree geografiche specifiche. Negli anni '70 poi la ricerca si allargò al campo accademico e furono riconosciuti come veri e propri farmaci gli estratti di alcuni funghi. Le proprietà terapeutiche dei funghi medicinali sono ormai scientificamente provate e riconosciute, come ad esempio quelle antiossidanti, antitumorali, antinfiammatorie, antipertensive, ipocolesterolemizzanti, ipoglicemizzanti, cardiotoniche, antivirali, immunostimolanti.

I funghi svolgono un'azione antiossidante in quanto contrastano i radicali liberi, che sono dei killer cellulari. I funghi medicinali costituiscono quindi una vera e propria risorsa per la rigenerazione cellulare in quanto non solo potenziano il sistema immunitario con un'azione preventiva, ma addirittura attivano la risposta immunitaria specifica in caso di infezione. I polisaccaridi contenuti nei funghi riescono a modulare il sistema immunitario riequilibrandolo ed hanno pertanto un'azione antitumorale. A ciò va aggiunta anche l'azione microbicida dovuta alla presenza dei terpenoidi.
I funghi medicinali utilizzati oggi per la cura di numerose patologie sono i seguenti: Agaricus Blazei Murril, Auricularia, Coprinus comatus, Cordyceps sinensis, Coriolus versicolor, Hericium, Maitake, Poliporus umbellatum, Reishi e Shiitake

Ogni fungo esercita un'azione specifica per la cura di particolari malattie. Essi possono essere somministrati singolarmente (ad esempio il Reishi nella cura del lupus) o in sinergia (ad esempio il Reishi con l'Agaricus nella cura dell'artrite reumatoide). Per quanto riguarda l'uso medicinale, si può assumere l'estratto secco, il fungo intero puro e il fungo intero arricchito di polisaccaridi.



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domenica 16 febbraio 2014

Il mio percorso del benessere: come ho imparato ad amare le mie "malattie"

Il mio percorso del benessere iniziato anni fa non si è limitato ad un lento, continuo e graduale ripensamento delle mie abitudini alimentari, ma ha compreso anche un diverso approccio psicologico e sociale alla vita in generale. Essermi liberata dalla mia dipendenza dagli zuccheri e aver eliminato i cibi di produzione industriale è stato in realtà solo uno step nel mio percorso, che mi accompagnerà per tutta la vita. 
Fare movimento, restare attivi, seguire le proprie passioni e nutrire nel modo giusto corpo, mente e spirito non sono farmaci da assumere nella fase acuta di una patologia fino ad avvenuta "guarigione", ma è un impegno che dura tutta la vita, l'impegno al tempo stesso più faticoso e più gratificante. Il nostro organismo è un unicum ed è pertanto sbagliato e dannoso prendere in considerazione le singole parti separatamente. Noi siamo fatti di materia ed energia. Siamo corpo, mente e spirito legati tra loro indissolubilmente e come tali dobbiamo trattarli.

Quando nel 2006 mi fu diagnosticata una lombalgia cronica, seguita a breve da cervicalgia, potevo fare due cose: lamentarmi, soffrire e imbottirmi di antidolorifici o affrontare la malattia cercando una soluzione. Inutile dire che ho scelto la seconda strada, altrimenti non sarei qui a scrivere su questo blog. Convivere col dolore per anni non è divertente e non è affatto facile, soprattutto se si sa bene come agiscono gli antidolorifici: ingannano il nostro cervello bloccando il sintomo, senza curare la causa e producendo una serie di effetti collaterali. Dopo vari incontri con medici allopatici, dopo aver rifiutato di assumere farmaci potentissimi, i cui effetti collaterali erano peggiori del dolore che mi affliggeva, ho deciso di trasformare la mia malattia in un'opportunità.
Forse vi potrà sembrare strano, ma ho imparato ad amare la mia malattia. Certo, non è una patologia mortale, ma è pur sempre degenerativa, e ora a distanza di anni posso affermare che la mia malattia è stata una delle cose migliori che mi sia capitata. Mi ha dato l'opportunità di crescere, di imparare, di guardarmi dentro e ascoltare il mio corpo, di avere un approccio diverso alla vita. In realtà è stato proprio l'atteggiamento presuntuoso (a volte anche maleducato) di certi medici allopatici a avermi spinto verso quello che ora chiamo "il mio mondo nuovo". E' così che ho iniziato a studiare le cosiddette discipline olistiche e bionaturali. Certo, all'inizio lo scopo è stato prettamente utilitaristico:volevo avere delle conoscenze solide per approcciarmi alla mia malattia e imparare a conoscerla per poterla gestirla nel modo migliore. Poi col tempo mi sono accorta di quanto fosse importante condividere la mia esperienza con gli altri, provare a fare informazione seria e corretta, studiare con impegno ed onestà intellettuale, senza invadere le sfere di competenza di altre figure professionali. Ed è così che è nato questo blog e la mia pagina facebook in cui cerco di condividere le mie conoscenze e fare informazione. La mia malattia è stata la molla che mi ha spinto a seguire una passione che era da sempre dentro di me, ma era rimasta sopita per anni. Ora di certo non solo ho acquisito più conoscenze, ma ho raggiunto una maggiore consapevolezza... ed è proprio questa la mia forza e il mio baluardo. Conoscenza, responsabilità e consapevolezza mi danno ora la serenità e la forza necessaria per seguire e attuare il mio percorso del benessere.
Ascoltate il vostro corpo, la vostra mente, il vostro spirito. Trattateli bene, nutriteli nel modo giusto e tutto il resto verrà da sè e senza grandi sacrifici.


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martedì 11 febbraio 2014

I cinque consigli per usare al meglio l'olio d'oliva

L'olio d'oliva, meglio se extra vergine, gioca un ruolo importante nella cosiddetta dieta mediterranea. A questo proposito è importante precisare cos'è la dieta mediterranea. Erroneamente molti pensano che sia la dieta tipicamente italiana, fatta di pasta al ragù e pizza margherita. In realtà non è così. 
Per dieta mediterranea s'intende quel particolare regime alimentare seguito per secoli dagli abitanti delle regioni che si affacciano sul mediterraneo (dunque non solo l'Italia). Cosa mangiavano quindi i nostri avi, che erano soprattutto contadini o legati comunque alla cultura contadina? Soprattutto cereali integrali (ancora non si era diffusa la pratica della raffinazione e della produzione delle farine bianche), legumi, verdura, ortaggi, frutta fresca, frutta secca, olio d'oliva. Per cereali non si intende solo il frumento, ma anche farro, avena, segale, sorgo, riso, più raramente miglio. Essi costituivano il tipico piatto unico della tradizione contadina, accompagnati da legumi quali fave, ceci, lenticchie, cicerchie e condito con olio d'oliva.
Questo straordinario condimento, ricco di polifenoli, svolge azioni positive sulla nostra salute: è infatti un vero e proprio antiossidante naturale ed è considerato da molti studiosi un rimedio importante per la prevenzione di malattie quali cancro e patologie cardiovascolari.

Quali sono dunque i suggerimenti da seguire per utilizzare al meglio l'olio d'oliva?

1. Innanzi tutto ricordate di scegliete un olio extra vergine di agricoltura biologica certificata. Il che significa che non sarà economico, ma vi assicuro che per la nostra salute vale davvero la pena spendere qualche euro in più, considerato poi che, usato in modiche quantità, non durerà certo una settimana!
2. Assicuratevi che sia spremuto a freddo. Quindi fate bene attenzione alle informazioni presenti sull'etichetta.
3. Un buon olio è contenuto in bottiglia di vetro scuro, in modo tale che non vengano alterate le caratteristiche organolettiche.
4. Conservate l'olio lontano dal piano cottura, dai fornelli e dalla luce diretta del sole. Il posto ideale è nella vostra dispensa, in un luogo fresco e asciutto al riparo dalla luce del sole.
5. Usatelo preferibilmente a crudo (per non alterarne le caratteristiche organolettiche). A questo proposito vi do qualche suggerimento che ho sperimentato di persona. Non è necessario sfriggere per ottenere sughi e zuppe saporite. Basta mettere tutti gli ingredienti in pentola (aggiungendo a poco a poco acqua calda quanto basta nel caso di minestroni, zuppe, pasta con legumi, ecc.) e cuocere fino a cottura ultimata. A fuoco spento aggiungere un cucchiaino d'olio ed erbe aromatiche a scelta (basilico, origano, salvia, timo, prezzemolo, ecc.). Far riposare un minuto e servire. Vi assicuro che il sapore della vostra pietanza sarà esaltato dall'olio a crudo e anche la vostra salute ne beneficerà.

Ricordate inoltre di evitare condimenti grassi di origine animale (burro, sugna, strutto) e grassi vegetali idrogenati (margarina).


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domenica 9 febbraio 2014

I cinque cibi consigliati per denti e gengive sane*

Lavare i denti e usare il filo interdentale pare non basti per avere denti e gengive sane, sebbene sia utile per eliminare residui di cibo che insieme ai batteri causano il formarsi della placca e della carie. In realtà l'alimentazione gioca un ruolo ancora più importante nella salute di denti e gengive. 
Così come ci sono cibi che hanno effetti benefici su cuore, cervello, articolazioni e digestione, ci sono alimenti che possono mantenere denti e gengive puliti e in buona salute, come i cinque elencati dalla ricercatrice Christine D. Wu, dell'Università dell'Illinois in Chicago.
Eccovi dunque i cinque cibi per preservare la salute di denti e gengive:

1. Cibi croccanti - alimenti come carote e mele non solo sono piene di antiossidanti, ma possono aiutare a mantenere i denti puliti tramite l'azione meccanica, eliminando la placca dentaria, agendo quindi come una specie di spazzolino, con l'aggiunta di vitamine e nutrienti.
2. Cranberries  (mirtillo rosso americano) - Questi frutti contengono polifenoli che possono aiutare nel far sì che la placca non aderisca ai denti, limitando il rischio di carie. Bisogna però far attenzione a non assumere troppi prodotti a base di mirtilli zuccherati.
3. Uvetta - Essendo naturalmente dolce senza alcuna aggiunta di zuccheri che danneggiano i denti, l'uva passa può bloccare l'eccessivo desiderio di cibi zuccherati. Inoltre contiene agenti fitochimici che possono aiutare a uccidere i batteri presenti nella bocca.

4. The - Come i mirtilli i the contiene polifenoli che possono rallentare lo sviluppo dei batteri e della placca. Uno studio ha rilevato che le persone che sciacquavano la bocca con the nero per un minuto dieci volte al giorno avevano meno placca rispetto a quelli che usavano solo acqua. Si pensa infatti che il the eviti che i batteri si uniscano gli uni agli altri.

5. Vegetali che contengono un'elevata percentuale di calcio - il calcio, insieme ai fosfati, aiuta il deposito di minerali nelle piccole lesioni dei denti. Queste microlesioni sono spesso causate da cibi acidi. Vegetali che contengono un'elevata quantità di calcio, come il cavolo, rappresentano un'ottima soluzione in quanto hanno effetti benefici sulla nostra salute, non solo per quanto riguarda denti e gengive.  


*L'articolo originale in inglese, pubblicato su Natural Society, può essere letto qui.
"Image courtesy of emptyglass/ FreeDigitalPhotos.net".

venerdì 7 febbraio 2014

Cos'è la fitoterapia?

La fitoterapia, ossia l'uso delle piante a scopo terapeutico, è in realtà una disciplina complementare alla medicina allopatica, proprio perchè rivolta anch'essa alla cura di disturbi più o meno lievi e, pertanto, dovrebbe operare in sinergia con la medicina ufficiale e non dovrebbe essere intesa come medicina alternativa. La fitoterapia segue infatti lo stesso metodo scientifico della medicina tradizionale, da cui si discosta solo per il tipo di rimedio usato (preparato di provenienza vegetale e non di sintesi).
Spesso la fitoterapia viene confusa con l'omeopatia (che è un ramo della medicina alternativa, basata su interventi terapeutici non ancora provati scientificamente), poichè in entrambe si utilizzano rimedi di provenienza vegetale, sebbene il rimedio fitoterapico non subisca le diluizioni di quello omeopatico.
Inoltre, in assenza di una normativa chiara e definita, capita a volte che fitoterapeuti, operatori del benessere, nutrizionisti e naturopati, per ingenuità, ignoranza, mala fede o per questioni economiche legate alla commercializzazione di questo o quel prodotto vegetale  (soprattutto nel caso dell'integrazione nutrizionale, verso cui ci spinge un marketing spregiudicato, che segue la logica del massimo profitto, anche quando tale supplementazione sia del tutto inutile), sconfinino in sfere di competenza che non appartengono alla loro professione. Se infatti un rimedio fitoterapico viene utilizzato con finalità terapeutiche, esso dovrebbe essere prescritto da un medico e non da altri professionisti che si occupano di supporto alla salute, non di cura delle malattie.
Pertanto, se intendiamo la fitoterapia come attività terapeutica, quindi con lo scopo di curare determinati disturbi, allora dovrebbe essere di competenza esclusiva del medico la diagnosi e la prescrizione di rimedi fitoterapici. Ovviamente la commercializzazione sarà affidata a erboristi, farmacisti e consulenti specializzati nel settore che, oltre a vendere il prodotto, sanno come consigliare il cliente, perchè in possesso di conoscenze specifiche in campo fitoterapico.
La fitoterapia però può e deve rientrare nel bagaglio di conoscenze personali anche del consulente in scienze naturopatiche, in modo da fornirgli un'adeguata preparazione scientifica. Solo così il naturopata avrà la competenza necessaria per informare e consigliare il cliente che preferisce un approccio più naturale per risolvere lievi disturbi. Ovviamente informare sui rimedi fitoterapici non significa prescriverli, fare diagnosi o convincere il cliente ad acquistarli. Un naturopata che rispetti il codice di deontologia professionale, infatti, consiglierà al suo cliente di rivolgersi a un medico per la diagnosi e l'eventuale prescrizione.
 
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