Sia nelle indicazioni
fornite nel decalogo per la prevenzione del cancro sia in quelle
relative alla cura delle patologie più diffuse (quali ad esempio arteriosclerosi,
aterosclerosi, cardiopatie, diabete, cellulite, gastrite, ulcera,
ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, osteoporosi, stipsi) viene
chiaramente consigliato di evitare cibi di origine animale, in
particolar modo carni grasse, salumi, formaggi (specialmente quelli
fermentati) e a volte anche uova.
Un
eccesso di proteine animali risulta infatti dannoso per la salute e si
consiglia di limitarne l'uso, sostituendole con proteine vegetali
presenti nella soya, nei legumi e nella frutta secca.
Anche
per quanto riguarda l'assunzione di grassi, si consiglia di ridurre
quelli saturi (in genere di origine animale), prediligendo quelli
insaturi di origine vegetale. Gli acidi grassi saturi sono infatti
responsabili dell'innalzamento del livello di colesterolo LDL, che
favorisce l'arteriosclerosi, mentre quelli insaturi (ad esempio omega 3 e
omega 6) ne diminuiscono il livello.
Il
latte vaccino, ad esempio, è poco digeribile in quanto c'è bisogno di
una grande quantità di acido cloridrico perchè la caseina venga
digerita. Già da tempo infatti alcuni studi (mi riferisco in
particolare a quelli del prof. Franco Berrino) hanno evidenziato come
l'assunzione di latte vaccino non sia assolutamente necessaria dopo lo
svezzamento. Solo gli uomini continuano a bere latte in età adulta, cosa
che non si verifica in nessun'altra specie animale. Per di più il latte
pastorizzato è privo di fermenti lattici utili a combattere quelli
putrefattivi, mentre quello scremato è del tutto privo di vitamine
liposolubili. A ciò va aggiunto il fatto che il latte vaccino acidifica
il sangue per la presenza di un contenuto eccessivo di calcio e
proteine, costringendo l'organismo a mettere in atto soluzioni tampone,
il che significa prelevare calcio dalle ossa per alcalinizzare: ecco
perchè l'assunzione di latte non apporta alcun beneficio all'organismo
in caso di osteoporosi, ma anzi può contribuire a peggiorare la
situazione. L'osteoporosi ha infatti un'incidenza maggiore nei
paesi occidentali e soprattutto in quelli in cui il consumo di latte e
derivati è più alto. Inoltre il latte vaccino è quasi del tutto privo di
magnesio e dato che questo minerale è necessario per l'assimilazione
del calcio, l'assunzione di latte costringe l'organismo a prelevare
magnesio da altri tessuti. In assenza di magnesio (che regola l'entrata
di calcio nelle cellule), il calcio resterà nel sangue e ciò provocherà
calcoli e artrite. Il calcio contenuto in alimenti vegetali (quali
cavolo, legumi, noci, sesamo) è invece più facilmente assimilabile.
Nel
latte e nelle carni degli animali di allevamento sono stati inoltre
riscontrati residui tossici, quali antibiotici, pesticidi,
antiparassitari, ormoni, germi patogeni, metalli pesanti dovuti
all'inquinamento stradale e ambientale.
Oltre all'aspetto nutrizionale, va anche considerato quello economico-sociale. Anche da questo punto di vista risulta molto meno produttivo utilizzare aree per il pascolo, l'allevamento e la coltivazione di cereali destinati esclusivamente alla nutrizione degli animali che per la coltivazione di alimenti destinati al fabbisogno umano. E' stato stimato infatti che per produrre 1kg di manzo sono necessari ben 9 kg di mangime e che da un bovino si producono meno di 50 kg di carne consumando più di 790 kg di proteine vegetali.
Vale
la pena fare
riferimento anche alle motivazioni ideologiche che stanno spingendo
sempre più consumatori ad adottare una dieta vegetariana o addirittura
vegana. La crudeltà con cui vengono allevati e poi uccisi gli animali ha
contribuito alla formazione di una maggiore sensibilità personale,
soprattutto alla luce del fatto che per l'uomo non è assolutamente
necessario cibarsi di animali per la sopravvivenza. Una dieta
vegetariana equilibrata e ben bilanciata, aldilà delle condivisibili
scelte etiche, è di gran lunga preferibile sia dal punto di vista
nutrizionale che economico-sociale. Se è vero che solo le proteine di
origine animale sono ad alto valore biologico, è anche vero però che
tale problema può essere facilmente risolto combinando i cereali con i
legumi.
Nel decalogo per la
prevenzione del cancro dello studio del WCRF si mette chiaramente in evidenza l'importanza di
tenere sotto controllo il proprio peso, evitare di fumare e masticare
tabacco, fare una costante attività fisica per almeno 30 minuti al
giorno, limitare il consumo di cibi con un alto contenuto di grassi e/o
con zuccheri aggiunti e/o con una scarsa presenza di fibre, evitare
bevande zuccherate, mangiare diverse varietà di frutta, verdura, cereali
integrali e legumi, limitare il consumo di carne rossa e carni
processate, gli alcolici, i cibi salati. Si consiglia inoltre di non
usare integratori per prevenire il cancro e di preferire l'allattamento
al seno fino ai 6 mesi di vita del bambino.
Tali
raccomandazioni valgono anche per gli ex malati cancro, in quanto sono
importanti non solo in presenza di una grave patologia, ma rappresentano
la base di una corretta educazione ad uno stile di vita salutare e il
più possibile naturale. Come si evince, infatti, la maggior parte dei
consigli riguarda proprio l'alimentazione e il divieto di fumo (questi
due fattori rappresentano infatti più del 60% delle cause di cancro) e
pertanto sono applicabili non solo ad ogni tipo di malattia (quali ad
esempio patologie cardiocircolatorie, demenza senile, diabete, ecc.), ma
sono il miglior modo per fare prevenzione quotidiana. Il fatto che i
consigli per la prevenzione del cancro siano applicabili anche ad altre
malattie è stato messo in luce anche dal prof. Franco Berrino, nei suoi
studi e nelle numerose interviste rilasciate a proposito del progetto
Diana,
attuato in alcuni ospedali italiani.
Bibliografia:
F. Berrino, Il cibo dell'uomo, Milano, 2005
G. Bertagna - G. A. Morina, Scienza dell'alimentazione naturopatica I, Morina Editore, 2011
WCRF/AICR report, Food, Nutrition, Physical Activity and the Prevention of Cancer: a Global Perspective, 2007
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