giovedì 16 gennaio 2014

Alimentazione e prevenzione

Sia nelle indicazioni fornite nel decalogo per la prevenzione del cancro sia in quelle relative alla cura delle patologie più diffuse (quali ad esempio arteriosclerosi, aterosclerosi, cardiopatie, diabete, cellulite, gastrite, ulcera, ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, osteoporosi, stipsi) viene chiaramente consigliato di evitare cibi di origine animale, in particolar modo carni grasse, salumi, formaggi (specialmente quelli fermentati) e a volte anche uova.
Un eccesso di proteine animali risulta infatti dannoso per la salute e si consiglia di limitarne l'uso, sostituendole con proteine vegetali presenti nella soya, nei legumi e nella frutta secca.
Anche per quanto riguarda l'assunzione di grassi, si consiglia di ridurre quelli saturi (in genere di origine animale), prediligendo quelli insaturi di origine vegetale. Gli acidi grassi saturi sono infatti responsabili dell'innalzamento del livello di colesterolo LDL, che favorisce l'arteriosclerosi, mentre quelli insaturi (ad esempio omega 3 e omega 6) ne diminuiscono il livello.
Il latte vaccino, ad esempio, è poco digeribile in quanto c'è bisogno di una grande quantità di acido cloridrico perchè la caseina venga digerita. Già da tempo infatti alcuni studi (mi riferisco in particolare a quelli del prof. Franco Berrino) hanno evidenziato come l'assunzione di latte vaccino non sia assolutamente necessaria dopo lo svezzamento. Solo gli uomini continuano a bere latte in età adulta, cosa che non si verifica in nessun'altra specie animale. Per di più il latte pastorizzato è privo di fermenti lattici utili a combattere quelli putrefattivi, mentre quello scremato è del tutto privo di vitamine liposolubili. A ciò va aggiunto il fatto che il latte vaccino acidifica il sangue per la presenza di un contenuto eccessivo di calcio e proteine, costringendo l'organismo a mettere in atto soluzioni tampone, il che significa prelevare calcio dalle ossa per alcalinizzare: ecco perchè l'assunzione di latte non apporta alcun beneficio all'organismo in caso di osteoporosi, ma anzi può contribuire a peggiorare la situazione. L'osteoporosi ha infatti un'incidenza maggiore nei paesi occidentali e soprattutto in quelli in cui il consumo di latte e derivati è più alto. Inoltre il latte vaccino è quasi del tutto privo di magnesio e dato che questo minerale è necessario per l'assimilazione del calcio, l'assunzione di latte costringe l'organismo a prelevare magnesio da altri tessuti. In assenza di magnesio (che regola l'entrata di calcio nelle cellule), il calcio resterà nel sangue e ciò provocherà calcoli e artrite. Il calcio contenuto in alimenti vegetali (quali cavolo, legumi, noci, sesamo) è invece più facilmente assimilabile.
Nel latte e nelle carni degli animali di allevamento sono stati inoltre riscontrati residui tossici, quali antibiotici, pesticidi, antiparassitari, ormoni, germi patogeni, metalli pesanti dovuti all'inquinamento stradale e ambientale.

Oltre all'aspetto nutrizionale, va anche considerato quello economico-sociale. Anche da questo punto di vista risulta molto meno produttivo utilizzare aree per il pascolo, l'allevamento e la coltivazione di cereali destinati esclusivamente alla nutrizione degli animali che per la coltivazione di alimenti destinati al fabbisogno umano. E' stato stimato infatti che per produrre 1kg di manzo sono necessari ben 9 kg di mangime e che da un bovino si producono meno di 50 kg di carne consumando più di 790 kg di proteine vegetali.

Vale la pena fare riferimento anche alle motivazioni ideologiche che stanno spingendo sempre più consumatori ad adottare una dieta vegetariana o addirittura vegana. La crudeltà con cui vengono allevati e poi uccisi gli animali ha contribuito alla formazione di una maggiore sensibilità personale, soprattutto alla luce del fatto che per l'uomo non è assolutamente necessario cibarsi di animali per la sopravvivenza. Una dieta vegetariana equilibrata e ben bilanciata, aldilà delle condivisibili scelte etiche, è di gran lunga preferibile sia dal punto di vista nutrizionale che economico-sociale. Se è vero che solo le proteine di origine animale sono ad alto valore biologico, è anche vero però che tale problema può essere facilmente risolto combinando i cereali con i legumi.

Nel decalogo per la prevenzione del cancro dello studio del WCRF si mette chiaramente in evidenza l'importanza di tenere sotto controllo il proprio peso, evitare di fumare e masticare tabacco, fare una costante attività fisica per almeno 30 minuti al giorno, limitare il consumo di cibi con un alto contenuto di grassi e/o con zuccheri aggiunti e/o con una scarsa presenza di fibre, evitare bevande zuccherate, mangiare diverse varietà di frutta, verdura, cereali integrali e legumi, limitare il consumo di carne rossa e carni processate, gli alcolici, i cibi salati. Si consiglia inoltre di non usare integratori per prevenire il cancro e di preferire l'allattamento al seno fino ai 6 mesi di vita del bambino.
Tali raccomandazioni valgono anche per gli ex malati cancro, in quanto sono importanti non solo in presenza di una grave patologia, ma rappresentano la base di una corretta educazione ad uno stile di vita salutare e il più possibile naturale. Come si evince, infatti, la maggior parte dei consigli riguarda proprio l'alimentazione e il divieto di fumo (questi due fattori rappresentano infatti più del 60% delle cause di cancro) e pertanto sono applicabili non solo ad ogni tipo di malattia (quali ad esempio patologie cardiocircolatorie, demenza senile, diabete, ecc.), ma sono il miglior modo per fare prevenzione quotidiana. Il fatto che i consigli per la prevenzione del cancro siano applicabili anche ad altre malattie è stato messo in luce anche dal prof. Franco Berrino, nei suoi studi e nelle numerose interviste rilasciate a proposito del progetto Diana, attuato in alcuni ospedali italiani.

Bibliografia:
F. Berrino, Il cibo dell'uomo, Milano, 2005
G. Bertagna - G. A. Morina, Scienza dell'alimentazione naturopatica I, Morina Editore, 2011
WCRF/AICR report, Food, Nutrition, Physical Activity and the Prevention of Cancer: a Global Perspective, 2007

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