martedì 2 ottobre 2018

Fare educazione ambientale oggi

Molto spesso mi ritrovo a riflettere sul modo in cui si fa educazione ambientale oggi nelle scuole italiane.
Se è vero che l'educazione ambientale, così come l'educazione alimentare, non è una disciplina ben delimitata, non è affatto vero che è demandata ai soli docenti di scienze. I moduli presenti nelle linee guida del Ministero dell'Istruzione fanno infatti parte di tutti i testi di geografia che ho utilizzato. Fortunatamente si sta dando sempre più spazio ai contenuti relativi alla geografia ambientale, il cui studio è ormai imprescindibile. Tutela delle acque e della biodiversità, alimentazione sostenibile, smaltimento dei rifiuti, green economy, cambiamenti climatici e dissesto idrogeologico sono solo alcuni dei nuclei su cui docenti e studenti lavorano e dovranno lavorare anche in futuro.
In quanto docente di liceo e divulgatore scientifico, posso affermare di aver sempre trattato con i miei allievi tematiche legate alla sostenibilità ambientale anche e soprattutto da un punto di vista etico, sociale, antropologico, economico, alla luce delle evidenti criticità che purtroppo l'uomo ha provocato e sta provocando danneggiando interi ecosistemi.
Il fatto che educazione ambientale e sviluppo sostenibile non siano una vera e propria disciplina scolastica lo considero un fattore positivo più che una criticità, in quanto si è notato già da tempo che irrigidire contenuti nei confini di specifiche discipline non stimola la formazione del pensiero critico. Fortunatamente l'approccio allo studio sta diventando sempre più interdisciplinare. Segmentare i contenuti in singole discipline è una comodità esclusivamente didattica, che a volte può avvantaggiare il docente ma di certo non gli studenti, perchè non li aiuta ad operare confronti, inferenze, ad utilizzare il pensiero divergente, a studiare in modo critico e consapevole.
Quello che cerco di fare da una decina di anni è superare anche l'approccio interdisciplinare tendendo verso la transdisciplinarità, ambito in cui gli apporti delle singole discipline e dei singoli divulgatori non sono più distinguibili. Non è facilissimo, ma è molto stimolante. E' proprio per questo motivo che, dopo una laurea in lettere classiche, ho scelto come seconda laurea una facoltà scientifica. Senza un doppio background non si può insegnare con approccio sistemico, ma si resterà sempre confinati nella multidisciplinarità.
Molti, che di scuola non sanno nulla perchè non la vivono dall'interno, si lamentano del fatto che i docenti non abbiano una formazione adeguata per veicolare questi "nuovi" contenuti. In realtà questi contenuti non sono affatto nuovi! Insegnare il rispetto dell'ambiente in cui si vive è ed è sempre stato compito di tutti gli educatori (genitori, nonni, insegnanti, amici, parenti, società), per cui non credo ci sia bisogno delle direttive del Ministero dell'Istruzione per formare i docenti su determinati contenuti. Esiste la libertà di insegnamento ed è proprio su questa libertà che poggia l'efficacia dell'attività dei singoli docenti. Anzi, credo che il politichese e il didattichese del linguaggio dei documenti emanati dai Ministeri (e non solo) non faccia altro che inaridire i contenuti, cristallizzandoli dentro paroloni e giri di parole... del resto la burocrazia italiana si alimenta anche di questo!

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