Molto spesso mi ritrovo a riflettere sul modo in cui si fa educazione ambientale oggi nelle scuole italiane.
Se è vero che l'educazione
ambientale, così come l'educazione alimentare, non è una disciplina ben
delimitata, non è affatto vero che è demandata ai soli docenti di
scienze. I moduli presenti nelle linee guida del Ministero dell'Istruzione fanno infatti parte di
tutti i testi di geografia che ho utilizzato. Fortunatamente si sta dando sempre più spazio ai contenuti relativi alla geografia ambientale, il cui studio è ormai imprescindibile. Tutela delle acque e della biodiversità, alimentazione sostenibile, smaltimento dei rifiuti, green economy, cambiamenti climatici e dissesto idrogeologico sono solo alcuni dei nuclei su cui docenti e studenti lavorano e dovranno lavorare anche in futuro.
In quanto docente di liceo e divulgatore scientifico, posso affermare di aver sempre trattato
con i miei allievi tematiche legate alla sostenibilità ambientale anche e soprattutto da un punto di vista etico, sociale, antropologico, economico, alla luce delle evidenti criticità che purtroppo l'uomo ha provocato e sta provocando danneggiando interi ecosistemi.
Il fatto che educazione ambientale e sviluppo sostenibile non siano una
vera e propria disciplina scolastica lo considero un fattore positivo più che una criticità, in quanto si è notato già da tempo che
irrigidire contenuti nei confini di specifiche discipline non stimola
la formazione del pensiero critico. Fortunatamente l'approccio allo
studio sta diventando sempre più interdisciplinare. Segmentare i
contenuti in singole discipline è una comodità esclusivamente didattica, che a volte può avvantaggiare il docente ma di certo non gli studenti, perchè non li aiuta ad operare
confronti, inferenze, ad utilizzare il pensiero divergente, a studiare
in modo critico e consapevole.
Quello che cerco di fare da una
decina di anni è superare anche l'approccio interdisciplinare tendendo
verso la transdisciplinarità, ambito in cui gli apporti delle singole
discipline e dei singoli divulgatori non sono più distinguibili. Non è
facilissimo, ma è molto stimolante. E' proprio per questo motivo che,
dopo una laurea in lettere classiche, ho scelto come seconda laurea una
facoltà scientifica. Senza un doppio background non si può insegnare con
approccio sistemico, ma si resterà sempre confinati nella
multidisciplinarità.
Molti, che di scuola non sanno nulla perchè non la vivono dall'interno, si lamentano del fatto che i docenti non abbiano una formazione adeguata per veicolare questi "nuovi" contenuti. In realtà questi contenuti non sono affatto nuovi! Insegnare il rispetto dell'ambiente in cui si vive è ed è sempre stato compito di tutti gli educatori (genitori, nonni, insegnanti, amici, parenti, società), per cui non credo ci sia bisogno delle direttive del Ministero dell'Istruzione per formare i docenti su determinati contenuti. Esiste
la libertà di insegnamento ed è proprio su questa libertà che poggia
l'efficacia dell'attività dei singoli docenti. Anzi, credo che il
politichese e il didattichese del linguaggio dei documenti emanati dai Ministeri (e non
solo) non faccia altro che inaridire i contenuti, cristallizzandoli
dentro paroloni e giri di parole... del resto la burocrazia italiana si alimenta anche di questo!
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